A Firenze, dove il manifesto dell’architettura futurista diffuso in forma di volantino fu subito pubblicato dalla rivista “Lacerba”, si terrà il 2 e 3 dicembre il convegno internazionale Antonio Sant’Elia e l’architettura del suo tempo, organizzato dal Dipartimento di architettura dell’Università, dalla Fondazione e dall’Ordine degli architetti e dal Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut , che lo hanno promosso d’intesa con altre istituzioni e musei (Accademia Nazionale di San Luca, Roma; Comune di Como; Fondazione Michelucci, Fiesole; Fondazione Primo Conti, Fiesole; Gabinetto scientificoletterario G.P.Vieusseux, Firenze; Museo Novecento, Firenze; Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza Brianza, Pavia, Sondrio, Varese).
Il convegno che si avvarrà dei contributi di studiosi del futurismo, delle avanguardie e dell’architettura italiana del primo Novecento provenienti da dodici università italiane e straniere e da altri prestigiosi istituti culturali, intende discostarsi dall’immagine di un Sant’Elia profeta solitario della nuova architettura e della città del futuro, forgiata e divulgata dagli anni 1930 dall’entusiastica promozione di Filippo Tommaso Marinetti. Le forzature che hanno accompagnato la costruzione del mito di Sant’Elia pioniere dell’architettura moderna, hanno orientato il successivo dibattito critico, alimentando una sterile polemica sulla sua appartenenza al Futurismo, pesantemente viziata da pregiudizi ideologici e culturali. Ad una storicizzazione tendenziosa che ha voluto confinare Sant’Elia nell’area del Liberty, si è accompagnata una valutazione dei suoi disegni della Città nuova come scenografie, come fantasiose suggestioni mediate da metropoli del futuro di marca americana. Con questa chiave interpretativa Sant’Elia veniva confinato in un immaginario metropolitano tipico del cinema di science fiction. L’approfondimento delle relazioni tra la produzione di Sant’Elia e le tendenze dominanti nell’architettura italiana e europea nei primi anni del XX secolo – proposto dal convegno fiorentino – non significa ridimensionarne l’apporto originale, ma piuttosto restituire all’architetto la capacità di fondere in un crogiuolo le materie tratte dagli albi della Wagnerschule, dall’opera di Josef Hoffmann e dei suoi allievi, dagli ultimi fuochi dell’orientalismo, dal filone del gigantismo visionario che lega a Vienna diversi protagonisti del Liberty italiano, per ricavarne soluzioni compositive, ma anche tecnologiche, decisamente innovative. Parallelamente la rilettura delle proposte contenute nei disegni per la Città nuova, alla luce di quelle che erano individuate come le emergenze della crescita delle città da contrastare e dei temi che dominavano il dibattito sulla metropoli moderna negli anni in cui si stavano gettando le fondamenta della disciplina urbanistica, consente di sottrarle alla sfera del puro esercizio visionario e di rivalutarle come risposte possibili, praticabili e non prive di efficacia, ad alcuni di quelli che erano stati individuati come i mali da risanare della grande città.
Comitato scientifico: Renato Barilli Gunter Berghaus Enrico Crispolti Esther Da Costa Meyer Pablo Echaurren Ezio Godoli Fulvio Irace Alberto Longatti Gloria Manghetti Fabio Mangone Francesco Moschini Claudia Salaris Ettore Sessa Ulisse Tramonti Guido Zucconi
Enti Promotori: Università degli Studi di Firenze- Dipartimento di architettura, Fondazione e dall’Ordine degli architetti, Kunsthistorisches Institut in Florenz, Max-Planck-Institut, Accademia Nazionale di San Luca, Roma; Comune di Firenze, Museo Novecento, Firenze; Musei Civici Fiorentini;Fondazione Michelucci, Fiesole; Comune di Como; Fondazione Primo Conti, Fiesole; Gabinetto scientifico letterario G.P.Vieusseux, Firenze; Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza Brianza, Pavia, Sondrio, Varese.