La soppressione dell’«Antologia», decisa dal governo granducale il 26 marzo 1833, giunse mentre il suo direttore, Giovan Pietro Vieusseux, aveva appena finito di stampare il fascicolo di gennaio, già approvato dalla Censura, e stava per distribuirlo agli associati. Quel numero, il 145° della rivista, si apriva con un’importante dichiarazione programmatica dello stesso Vieusseux e conteneva, fra gli altri, testi di Giandomenico Romagnosi, Niccolò Tommaseo, Giuseppe Montani, Gabriele Pepe, Defendente Sacchi, Leopoldo Cicognara. Benché stampato in 1.000 esemplari, dunque non uscì mai. Come indennizzo, l’intera tiratura fu acquistata a prezzo di copertina dalle autorità toscane, per mandarla al macero. Vieusseux ne salvò una copia, e a ricordo, e la trattenne fra le sue carte personali, conservate alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Quest’ultimo esemplare scampato, definito dal direttore in una lettera a Sismondi «un des livres le plus précieux», viene ora pubblicato in riproduzione fotografica, preceduto da un’ampia introduzione che ne ricostruisce la genesi, gli obiettivi, le vicende censorie e i contenuti, così come la diaspora di alcuni articoli, pubblicati in seguito singolarmente in altre sedi.