1924
22 febbraio: si abbona il francesista Carlo Pellegrini.
15 maggio: si abbona la Principessa Adelaide di Savoia.
4 luglio: si abbona la scrittrice Iris Origo.
22 novembre: il direttore Arturo Jahn Rusconi rassegna le proprie dimissioni, probabilmente per contrasti con il Consiglio d’Amministrazione. Rimane però in carica fino al termine dell’anno.
22 dicembre: il Consiglio d’Amministrazione auspica un rilancio dell’Istituto, ribadendo la necessità di una migliore utilizzazione dei locali. A questo si aggiunge l’esigenza di «larghi mezzi finanziari per completare molte raccolte di riviste e aumentare in modo non indifferente le dotazioni dei libri perchè il Gabinetto possa dire di avere collezioni sufficienti a seguire i movimenti letterari non soltanto italiani ma anche stranieri» (CdA).
Abbonamenti: 2213.
1925
10 gennaio: Paolo Emilio Pavolini, vicepresidente del Gabinetto, sostiene la candidatura per il posto di direttore di Bonaventura Tecchi, giovane germanista, che fino a quel momento non aveva avuto contatti stretti con l’ambiente culturale fiorentino, ma sul quale si erano avute «le migliori informazioni» (CdA).
10 febbraio: Tecchi assume la direzione del Gabinetto.
12 febbraio: si abbona Henri Bedarida.
25 febbraio: si abbona Umberto Morra di Lavriano, futuro collaboratore di «Solaria».
Aprile: si avviano alcune iniziative pubblicitarie mirate a incrementare gli abbonamenti: i nuovi acquisti librari vengono elencati in una tabella affissa nel Gabinetto; si ipotizzano delle conferenze «da tenere ogni due mesi nella Sala Grande sul movimento letterario in Europa, segnalando al pubblico le migliori opere pubblicate non solo in Italia, ma anche in Francia, in Inghilterra, in Germania»; fondi speciali vengono utilizzati per «cartellini in varie lingue da collocarsi negli alberghi, nei negozi, nei musei, nei caffè, nelle sale da the e in generale nei luoghi frequentati soprattutto dai forestieri» (CdA).
29 maggio: si abbona Enrico Fermi.
23 ottobre: Regio decreto con il quale il Gabinetto G.P. Vieusseux viene eretto in Ente Morale, con un Consiglio d’Amministrazione presieduto da Paolo Emilio Pavolini. Se ne approva il relativo Statuto, tuttora vigente (salvo alcune variazioni), in cui l’art. 1 recita: «L’Ente ha lo scopo di continuare l’esistenza e l’esercizio del Gabinetto Scientifico-Letterario G.P. Vieusseux, fondato nel maggio 1819, conservandolo secondo le sue nobili tradizioni, e facendo più intense le sue funzioni di cultura e di studio». L’art. 5 riguarda la composizione del Consiglio d’Amministrazione, con 7 membri: «il Podestà di Firenze o altra persona da lui delegata; da tre persone nominate dal Consiglio Comunale; da due nominate dal Senato accademico della R. Università e da una nominata dal Consiglio dei professori del R. Istituto superiore di Scienze Sociali C. Alfieri» («Gazzetta ufficiale», 26 novembre 1925).
1 dicembre: esce il primo numero del «Bollettino trimestrale del Gabinetto Vieusseux» (Tip. Enrico Rossi & C) che segnala le nuove accessioni italiane, francesi, inglesi e tedesche, ma anche tutte le informazioni relative all’organizzazione del Gabinetto. Biblioteca circolante: costi da un minimo di L. 5 ad un massimo di L. 105.Sala di lettura dei principali giornali e riviste d’Italia e all’Estero: costi da un minimo di L. 0.75 ad un massimo di L. 100. Reparto vendita delle principali novità italiane e straniere. Compare inoltre l’annuncio: «che nei mesi del prossimo inverno sarà annesso al Gabinetto Vieusseux, per iniziativa della Opera Nazionale di Assistenza all’Italia Redenta un Tea Room aperto dalle ore quattro alle ore sei pomeridiane».
Abbonamenti: 2013.
1926
29 gennaio: si abbona Alessandro Bonsanti, che dal 1941 sarà direttore del Gabinetto Vieusseux per oltre quarant’anni.
17 febbraio: si abbona Ludovico Limentani.
Nei seminterrati del Palagio di Parte Guelfa, dove il direttore riceve gli amici, nasce l’idea della rivista «Solaria», come racconterà lo stesso Tecchi nel «Risorgimento liberale» del 1946: «Vent’anni fa in una mattina dell’inverno 1925-26 venne a trovarmi a Firenze al Gabinetto Vieusseux che era allora a Palazzo di Parte Guelfa, Raffaello Franchi: ‘Vogliamo fare una rivista? C’è un giovane fiorentino, anzi giovanissimo, Alberto Carocci che ha voglia di farne una: ha un tipografo bravo [Parenti]; c’è un gruppetto di amici’. Fra questi mi nominò il suo amico Giuseppe Raimondi che era allora a Bologna e Eugenio Montale che da poche settimane si era trasferito da Genova a Firenze, impiegato presso l’editore Bemporad. ‘E il programma della rivista’, dissi io, ‘il nome?’. Fece Franchi con un gesto vago ‘La chiameremo Solaria’. E che cosa significa? ‘Significa il nome di una città ideale che noi inventiamo; sole e aria, probabilmente insieme un che di solitario’. Gli uffici del Gabinetto Vieusseux erano allora in una stanza ampia, ma quasi sotterranea, una specie di cantina; poca luce e molta tristezza e parecchia umidità erano in quel venerando stanzone. Sole e aria, non domandai altro e dissi di sì; così in questa aria di scherzo, tutta fiorentina, nacque il primo numero di Solaria».
26 marzo: Paolo Emilio Pavolini è nominato presidente dell’Istituto. Tra i consiglieri, Riccardo Dalla Volta, Angiolo Orvieto, Ugo Corti, oltre ai nuovi, Carlo Battisti e Siotto Pintor.
1 aprile: si enumerano nel «Bollettino» (d’ora in poi stampato dalla tipografia dei F.lli Parenti) i principali periodici stranieri posseduti dal Gabinetto, distinguendo tra i quotidiani e le riviste. Tra i francesi: «La Nouvelle revue française», «Le Mercure de France», «Le Journal des économistes». Tra gli inglesi: «Harper’s Magazine», «The Contemporary Review», «The Fortnightly Review». Tra i tedeschi, «Die Literatur», «Die Neue Rundschau».
3 maggio: su proposta del direttore, il Consiglio di Amministrazione delibera di sostituire la doppia registrazione dell’abbonamento e dei libri presi in lettura rispettivamente sul Libro dei soci e sul Libro dei prestiti, con un nuovo sistema, in uso ancora oggi, basato su schede mobili intestate a ciascun abbonato. In ogni scheda, che riunisce i dati sulla durata e sulla scadenza dell’associazione, nonché i dati sul prestito, vengono annotati, in tre diverse colonne, il numero di collocazione del volume, la data del prestito e la data della restituzione.
17 maggio: si abbona David Herbert Lawrence.
18 giugno: con l’associazione del sig. Arnolfo Ree si conclude la serie degli abbonamenti registrati nel Libro dei soci. Non si conserva documentazione degli abbonati degli anni successivi. Tra i personaggi illustri che certamente usufruirono della Biblioteca circolante si può ricordare Alberto Moravia, durante la degenza al Sanatorio Codivilla di Cortina d’Ampezzo, negli anni di letture che precedono la stesura de Gli Indifferenti: secondo la sua stessa testimonianza, riceveva dal Gabinetto un pacco di libri ogni settimana, leggendone in media uno ogni due giorni (Autobiografia in breve di Alberto Moravia). Anni più tardi, Natalia Ginzburg, cercando Un matrimonio in provincia della Marchesa Colombi scoprirà che «i libri vecchi e introvabili si potevano chiedere in prestito alla Biblioteca Vieusseux» (Nota introduttiva a Un matrimonio in provincia, p. ix).
Si modifica il criterio di collocazione dei libri: non più la divisione per lingue, ma la numerazione progressiva. Si spostano circa 500000 volumi (circa 52000 pubblicazioni inventariate, più tutti i volumi delle riviste).
Tecchi riunisce tutti i supplementi al catalogo dei libri in inglese presenti nella Biblioteca circolante in un unico First supplement to the English catalogue, completed up to date 1915-1926 (stampato dalla Prem. scuola tipografica di Bagnoregio). I libri inglesi, che ammontano al 35% del patrimonio complessivo, sono nettamente diminuiti negli ultimi tre anni, passando dal 47,3% (nel 1923) al 26,9% attuale.
1927
Marzo: Raffaello Franchi, sulla «Fiera letteraria», sintetizza così l’intervento del nuovo direttore: «Rifar del Gabinetto un organo palesemente vivo, e capace di proiettare fuori di sé, come cosa fisica, i segni della rinfrescata vitalità, fu la preoccupazione di quest’uomo. Non si potevano rinnovare, nella nuova e imponente sede del Palagio di Parte Guelfa, i gloriosi conciliaboli ottocenteschi dell’Antologia e di Palazzo Buondelmonti ma, un imbonitore tanto suggestivo come l’autor del Nome sulla sabbia, poteva invitar i giovani dei teneri movimenti nuovi come in una lor sede accademica, e i meno giovani, gli scrittori maturi di passaggio a Firenze, come ospiti di grande onore. Non avendo l’Antologia oggi il Vieusseux si contenta di Solaria, ma se ne può contentare con un certo legittimo orgoglio se, ospiti del Vieusseux e di Solaria sono stati in questi tempi Palazzeschi e Moretti, Papini e Ojetti, Baldini e Cicognani…». Ma addentrandosi più propriamente dentro le «storie libresche», Franchi è consapevole che «l’opera tenace» di Tecchi, che ha dotato la Biblioteca di nuovi italiani, francesi, inglesi e tedeschi ancora, come Rilke e Mann, non è immediatamente servita a «chiamare frotte di lettori», sempre restìi al «sapore della modernità». A conferma di questo, Franchi, consultando con curiosità il libro dei prestiti, dove sotto ogni titolo di libri sono registrate le firme dei lettori, scopre che mentre per Malombra di Fogazzaro «sono occorsi tre fogli aggiunti a registrare i lettori», il Verga dei Malavoglia deve contentarsi «ancora bene della prima facciata» (La nuova vita del Gabinetto Vieusseux).
Luglio: Tecchi cura personalmente la ristampa completa del catalogo dei libri italiani della Biblioteca circolante, che ammontano al 16,7% del patrimonio complessivo (francesi 43,2%, inglesi 35,2%, tedeschi 4,9%). Il Catalogo italiano 1927 (stampato dalla Prem. scuola tipografica di Bagnoregio) suddivide i libri in quattro parti (e non più in due, secondo il vecchio schema): «1.a parte: biografia, critica letteraria e d’arte, storia epistolari e memorie, filosofia, scienze, viaggi ecc. 2.a parte: Poesia, soltanto in versi. 3.a parte: Letteratura narrativa (Romanzi, novelle, fiabe, prose ecc.). 4.a parte: Teatro: a) Autori, b) Titoli».
Tutti i libri compresi in questo catalogo sono destinati al prestito a domicilio, consentito a chiunque, italiano o straniero, residente a Firenze o fuori, purchè regolarmente abbonato: ognuno può prendere in prestito fino a 6 opere per volta (3 per i fiorentini, 6 per tutti gli altri), per un periodo di tempo che può variare da un minimo di un mese ad un massimo di un anno. I costi oscillano tra le 8,40 lire e le 105.
14 luglio: in questa data Carlo Emilio Gadda scrive da Roma una lettera a Bonaventura Tecchi, dalla quale si desume che quest’ultimo lo aveva sondato sulla sua disponibilità a succedergli alla direzione. Scrive Gadda: «Per quanto riguarda il Gabinetto Vieusseux io ti autorizzo a fare il mio nome e ti sono gratissimo, con queste riserve: 1°) che io abbia un preavviso di diversi mesi (caso mai) perchè non è lecito a una persona onesta di lasciare in bianco un ufficio come il mio. Mi occorrono almeno 4 mesi di preavviso alla Società. 2°) che io non tolga il pane ad alcuno più bisognoso e più meritevole – specie se Fiorentino. Non vorrei essere incolpato, io milanese, di portar via il pane a un fiorentino – sebbene la mia città accolga senza restrizione chiunque. Non vorrei (anche egoisticamente) avere guerra, diffamazioni, invidie – come per la cucina di Celle-Lager. Ciò, lo comprendi, sarebbe deleterio per il mio lavoro. 3°) che secondo la tua esperienza io abbia diverse buone ore libere al giorno per lavorare per mio conto. Se no tanto vale restar dove sono. Quanto allo stipendio, come basta a te deve bastare anche a me» (C.E. Gadda, A un amico fraterno, pp. 55-56).
13 ottobre: entra nel Consiglio d’Amministrazione Bindo De Vecchi.
1928
Gennaio – aprile: si interrompe la pubblicazione del «Bollettino», per mancanza di inserzioni pubblicitarie, unica fonte per ricoprire le spese.
Esce il sesto supplemento al Catalogue général des livres français (1912).
Ottobre: memoriale di Tecchi al nuovo Podestà del Comune di Firenze, il conte della Gherardesca, in cui enumera i provvedimenti adottati per la gestione del Gabinetto e i risultati ottenuti: «1) aumento considerevole di abbonati fiorentini. 2) I bilanci degli anni 1925, 1926, 1927 che negli anni precedenti erano stati sempre passivi – si chiusero con una lieve eccedenza. 3) Il patrimonio liquido del Vieusseux non è stato minimamente intaccato, mentre nelle annate precedenti, sopratutto per i lavori di adattamento della nuova sede, aveva subito fortissime diminuzioni. 4) Fu possibile aumentare di 2000 lire la troppo scarsa somma (lire 10.000) annuale, destinata all’acquisto dei libri; e fornire la Sala di Lettura di alcune opere di consultazione indispensabili (Enc. Larousse, Atlante, Vocabolari ecc.)». Riguardo alla parte passiva, Tecchi è costretto però a riconoscere che «accanto all’aumento degli abbonati fiorentini si è verificato, dal principio del 1927, una sensibilissima e ognor crescente diminuzione di abbonati stranieri, e cioè di lingua inglese». Si chiede pertanto un aumento del contributo annuale emanato dal Comune confidando nella piena consapevolezza, da parte del Podestà, di «quanta importanza abbia per Firenze il mantenimento e il progresso di una simile istituzione» (L. Desideri, Bonaventura Tecchi, p.73).
1 ottobre: nel «Bollettino» vengono enumerati i pregi della «biblioteca circolante più conosciuta e più importante in Italia (oltre 500 mila volumi). Le sue caratteristiche sono: 1) Che, mentre le altre biblioteche circolanti hanno carattere locale, il Gabinetto Vieusseux, fondato nel 1819, ha abbonati in tutta Italia, da Torino a Palermo, e anche all’estero (Germania, Svizzera, Francia, Inghilterra); 2) Che non ha soltanto tutte le novità italiane in romanzi e in libri leggeri, ma anche opere di storia, critica, viaggi ecc.; 3) Che essa è la più fornita fra le biblioteche in Italia di novità straniere: romanzi francesi e vies romancées in gran numero, romanzi e biografie inglesi, di cui sono stati fatti recentemente particolari acquisti; romanzi e libri tedeschi nuovissimi, scelti fra i migliori. Per il nuovo incremento che il Gabinetto Vieusseux si propone di dare alla sua attività, sono in corso per l’anno 1929 nuovi importanti acquisti. L’abbonato potrà cambiare ogni giorno uno o più libri; potrà prenotarsi per i libri che desidera, e proporre – con la certezza che i suoi consigli, se buoni, saranno ascoltati – libri da acquistare».
21 ottobre: Gadda, dopo altri contatti epistolari con Tecchi sull’opportunità di assumere lui la direzione del Vieusseux, infine scrive, in una lettera da Milano: «Quanto al Vieusseux io mi ci credo poco tagliato. Deve portar via troppo tempo e richiedere troppa pazienza, per quel che dà in compenso. Allora è meglio ancora l’ingegneria» (C.E. Gadda, A un amico fraterno, p. 70).
1929
13 febbraio: sulle pagine della «Nazione» si informa la colonia inglese e americana di Firenze e i «cultori di letteratura anglosassone» che un «nuovo spirito di vita» caratterizza il Gabinetto Vieusseux: «infatti gli acquisti […] per il reparto inglese e americano, che costituisce il più dovizioso e ricco fondo di volumi di lingua inglese esistente a Firenze, si susseguono con opportuno eclettismo e con rinnovata larghezza di mezzi […]. Uno sguardo alle liste degli ultimi acquisti basta ad informarci della varietà e della importanza dei nuovi volumi […]. L’America vi è rappresentata dai suoi romanzieri, vecchi e giovani, più significativi con gli ultimi romanzi di Sinclair Lewis, di Fanny Hurst, di Upton Sinclair […]. Per quel che riguarda l’Inghilterra, tutti gli autori più quotati di romanzi e di novelle sono rappresentati con le loro ultime opere tanto i più autorevoli e famosi come Wells e Bennett quanto gli avanguardisti geniali come Lawrence, Huxley, Gerhardi e la Woolf e la Macaulay, e uno stuolo d’altri minori. Le ultime grandi biografie alla moda, quella fantastica ed arditissima di Virginia Woolf Orlando, quella appena apparsa e già classica di Lytton Strachey su la Queen Elizabeth and Essex e quella del Belloc su James II sono già in lettura […]. Tra i libri di viaggio e di studi storici notiamo il più serio volume che sia stato scritto ultimamente sull’America, quello dello Spender: America of Today […]. Gli amatori delle letture più amene e fantasiose troveranno poi nel Gabinetto Vieusseux una amplissima e aggiornata raccolta di tutte le detective stories d’ogni indole e d’ogni scuola» (Lector, Nuovi libri di letteratura inglese e americana).
26 marzo: Bonaventura Tecchi si dimette dalla carica di direttore. Già da oltre un anno aveva comunicato «al Presidente l’intenzione di lasciare il Gabinetto Vieusseux, chiamato dalle cure della sua azienda agricola e dal desiderio di dedicare maggior tempo ai suoi studi» (CdA).
Dietro suggerimento dello stesso Tecchi subentra alla direzione Eugenio Montale, scelto in una «terna» compilata dal presidente del Gabinetto, Paolo Emilio Pavolini e sottoposta al podestà, il conte Senatore Giuseppe della Gherardesca. Quest’ultimo «esaminò la breve lista, poi chiese, rivolto a Pavolini: ‘Naturalmente, sono iscritti al PNF’. Pavolini ebbe un attimo di esitazione, ma fu costretto a confessare la verità: ‘Il terzo non è iscritto’. Il podestà lo guardò sorridendo: ‘E allora nominiamo il terzo’» (G. Nascimbeni, Eugenio Montale, p. 96).
3 giugno: Montale scrive a Sergio Solmi: «Pel Vieusseux sono infatti contento; ma l’istituto è in tali condizioni finanziarie che mi preoccupano assai» (G. Zampa, Cronologia, p. lxvi).
27 novembre: il nuovo direttore prende in consegna i beni dell’Istituto, che ammontano a L. 182550. Sempre in novembre il Podestà di Firenze concede all’Istituto un sussidio straordinario di L. 5000 per acquisto di libri.
Nel 1978, tornando a parlare in un’intervista di quell’esperienza fiorentina, Montale ricorda: «Ai miei tempi, chiedevano soprattutto libri gialli. I libri ce ne saranno stati centomila, non erano schedati, ma solo numerati dall’uno al centomila. C’era un impiegato, si chiamava Stefani; veniva qualcuno e chiedeva un libro, e Stefani andava dritto al numero, che so io?, 60.728 e glielo portava. Capisce? che bisogno c’era di schedatura, con uno schedario vivente come quello? Morì suicida, in Arno. O almeno: ne trovarono il cadavere in Arno. Veniva spesso un’americana. Entrava e gridava soltanto: Murder!, e le portavano subito l’ultimo giallo»(M. Martelli, Le donne, il Vieusseux ed altro ancora).
1930
17 febbraio: il Consiglio d’Amministrazione delibera di nominare Montale direttore stabile a partire dal 1 gennaio. «Ieri sono stato riconfermato ufficialmente – e ormai definitivamente – nella mia alta (!) carica al Vieusseux», scrive Montale a Solmi il 18 febbraio (G. Zampa, Cronologia, p. lxvi). La sua stanza nel Palagio di Parte Guelfa (ricorda Mario Luzi in un’intervista a «La Repubblica» del 12 febbraio 1996) era «una specie di scantinato, un ambiente tetro»; Montale lavorava «seduto dietro una scrivania dove c’era un paralume verde che faceva una luce opaca». Quella stessa stanza è l’«ipogeo» in cui Montale, nei primi mesi della sua direzione, ricevette la visita di Pio Rajna: «Quando un ometto non annunciato da ragli / di olifante o da cozzi di durlindane / e non troppo dissimile dal Mime wagneriano / scese nell’ipogeo dove passavo ore e ore / e con balbuzie di ossequio e confusione mia / disse il suo nome io fui preso da un fulmine…» (E. Montale, A Pio Rajna, in Quaderno di quattro anni).
Anche Gianfranco Contini così ricorda l’amico: «Quando io conobbi Montale, il suo studio alla Direzione del Vieusseux, allora in Palazzo di Parte Guelfa, era allogato al sottosuolo (vidi poi che anche la sua camera di via Varchi era in un seminterrato). Montale stava in piedi dietro un alto leggio, dove mi fece intendere che la sua filiforme scrittura annotava sul primo avanzo cartaceo che gli venisse a tiro le parole che un raro, improbabile suggerimento gli forniva (vidi anche su quel leggio dei versi scritti su un pezzo di carta igienica, precisamente così intitolati) […]. Mi iniziò subito al rito bigiornaliero della sosta alle Giubbe rosse nella piazza detta allora Vittorio._[…]. Montale stava molto in silenzio: “uno zittone”, lo definiva vernacolarmente Bonsanti; ogni tanto un epigramma, una storiella (caricata forse ma autentica, Montale si proclamava incapace di invenzione), un gorgoglio di risa […]. E c’erano le visite del Vieusseux da narrare: il nipote di August von Platen sulle tracce dell’antico congiunto; Luigi Foscolo Benedetto, che a colpo scopriva documenti stendhaliani; Charles Singleton, allora in cerca di canti carnascialeschi, di cui Montale ammirava il perfetto italiano» (G._Contini, Istantanee montaliane, in Eugenio Montale. Immagini di una vita, p. viii).
Continua la campagna pubblicitaria sulle pagine del «Bollettino delle nuove accessioni»: «Abbonatevi al Gabinetto Vieusseux. Ogni romanzo italiano o francese non costa meno di L. 10-12; ogni libro inglese o tedesco non meno di L. 50-70. Con un abbonamento mensile al Gabinetto Vieusseux (L. 8,40) potete leggere 26 libri delle quattro lingue; con un abbonamento annuo (L. 63) – cioè con venti centesimi al giorno – potete leggere 300 libri».
1931
Montale riceve il Premio Antico Fattore per La casa dei doganieri, pubblicato da Vallecchi. La Biblioteca ne conserva tuttora l’esemplare con le firme autografe degli artisti della «tavolata» del premio: Libero Andreotti, Gianni Vagnetti, Francesco Chiappelli, Arturo Loria, Alberto Magnelli, Guido Peyron, oltre allo stesso Montale.
1932
5 gennaio: Montale chiede a Salvatore Quasimodo di intervenire presso Angiolo Silvio Novaro, Accademico d’Italia, affinché appoggi la domanda del Gabinetto per ottenere il premio annuale che l’Accademia attribuiva a enti culturali di particolare merito: «Parlagli della miseria del nostro Istituto, dell’incuria delle autorità di qui, degli impiegati senza pensione, del nome che abbiamo presso la colonia straniera. Forse si commuoverà…» (E. Montale, Lettere a Quasimodo, p. 10).
5 luglio: Montale, scrivendo al Prefetto di Firenze, S.E. Gr. Uff. Luigi Maggioni, esprime la convinzione che la difficile situazione attraversata dal Gabinetto non sia comunque irreparabile: «Solo dovranno attendersi due o tre anni, dovrà attendersi cioè che l’elemento straniero riaffluisca in Italia. In tale attesa un sussidio da parte del Governo o da Enti a ciò autorizzati potrebbe essere assai più che un vano palliativo; potrebbe costituire la definitiva risoluzione dei problemi che ci affliggono e la risurrezione di un centro di cultura che gli stranieri e gli italiani colti si dolgono di veder languire» (P. Bagnoli, Montale e il Gabinetto Vieusseux, p. 69).