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Dolores Prato

Dolores Prato

Contenuto del Fondo: il fondo è costituito complessivamente da 12 Serie indicate da lettere dell’alfabeto: a cominciare dalle carte personali (Serie PD a) che conservano documenti anagrafici e note con informazioni sulla vita lavorativa di Dolores Prato; vi si trovano certificati e diplomi, informazioni biografiche e curriculari, notizie sugli studi effettuati e sull’attività di insegnante nelle scuole, insieme ad attestazioni del suo antifascismo. Segue il materiale riguardante Antonio Bartolini (Serie PD b-c): documentazione raccolta sul priore casentinese che nel XIX secolo si dedicò a opere letterarie, storiche e linguistiche e che è servita alla futura scrittrice per l’elaborazione della propria tesi di laurea; oltre a una copia della tesi, vi si conservano materiali frutto di ricerche svolte in vari archivi (non solo casentinesi), tra cui le carte appartenute allo stesso Bartolini che le furono messe a disposizione dai parenti del sacerdote: comprendono brevi testi scritti di suo pugno o a lui indirizzati, un opuscolo celebrativo stampato da Carlo Beni nel 1906 a un anno della scomparsa del religioso e la consistente corrispondenza che gli ha inviato dal 1873 al 1891 il filologo Prospero Viani; in appendice a questo carteggio si conservano alcuni documenti epistolari di altri corrispondenti che hanno scritto a Bartolini: si tratta in genere di eruditi, storici e linguisti, in particolare questi ultimi dialogarono con Bartolini sull’onda di quel vivace e polemico dibattito sulla lingua che animò l’ambiente storico-letterario di fine Ottocento; un ultimo documento si inserisce fuori da questo gruppo, è datato infatti al 1918, quando i protagonisti di quel cenacolo erano quasi tutti scomparsi, si tratta di una cartolina inviata dallo storico e bibliotecario Giuseppe Baccini ad Arturo Lancellotti – quest’ultimo si era mosso per reperire documentazione utile alla tesi che Dolores Prato stava portando a termine – dove si accenna al reperimento di un carteggio di Bartolini indirizzato al filologo purista Pietro Fanfani (e un quaderno con la trascrizione di questa corrispondenza – custodita in originale dalla Biblioteca nazionale centrale di Firenze – si conserva nella serie “b” vicino alla tesi di Dolores Prato). La corrispondenza di Dolores Prato occupa la Serie PD d: poco più di 250 documenti epistolari ordinati cronologicamente (dal 1922 al 1981), in questa sequenza più della metà dei documenti è costituita da copie o da minute di lettere che Dolores Prato ha scritto e indirizzato a vari destinatari (e che ha dunque conservato nel suo archivio), i documenti epistolari a lei indirizzati rappresentano quindi una minoranza del carteggio del fondo (la maggior parte della posta ricevuta dalla scrittrice è conservata nell’archivio Ferri – Ferrari di Roma); altri esemplari di documenti estratti dai carteggi sono stati collocati dalla stessa Prato (e si conservano quindi in altre Serie del fondo) a corredo di fascicoli con materiale a cui il contenuto delle lettere faceva evidentemente riferimento. Gli “appunti” (Serie PD e) sono dossier costruiti da carte di appunti vari e ritagli di giornale: un primo blocco è in parte servito per l’elaborazione del romanzo sugli anni del collegio o – meglio – dell’“educandato”, seguono una consistente serie di fogli – spesso etichettati con il pronome “io” – con aforismi e osservazioni analitico-introspettive e cartelle “tematiche” dedicate a vari argomenti sui quali la scrittrice (di nuovo nella forma dell’aforisma, della nota frammentaria, del ritaglio di giornale a cui sono aggiunte delle osservazioni personali) raccoglie e sistematizza documentazione quasi sempre dal forte taglio autobiografico o su vari soggetti, come la religione, l’attualità, luoghi e città, gli animali (in particolare gli amati gatti) ecc.. Tra gli autografi delle prose letterarie (Serie PD f) si riconoscono tracce di progetti intrapresi e mai compiuti o magari compiuti e mai approdati alla stampa: scritti critici su Manzoni e Rosmini, abbozzi di racconti e romanzi, tra cui un testo dal titolo ancora oscillante di Calycanthus – E lui che c’entra?, un lavoro quasi finito sul mare che piacque a Ungaretti (giurato al Premio Taranto dove il testo fu presentato in concorso), un dattiloscritto de Le ore (il libro sulla vita in collegio pubblicato postumo con questo titolo e riproposto nel 2023 in una nuova edizione intitolata Educandato), e testimoni del romanzo Campane a Sangiocondo (ripubblicato nel 1996 dopo la prima uscita – sconfessata dalla Prato – nel 1963), presenti con vari titoli e stesure (una versione con alcuni titoli sovrapposti: Nel paese delle campane, San Giocondo e il suo prete, La rosa muscosa, quest’ultimo è il titolo di un secondo dattiloscritto, a sua volta corretto dalla scrittrice – ed è la lezione definitivamente accolta – in Campane a Sangiocondo), mancano invece versioni (a meno che non si faccia riferimento al vasto serbatoio di appunti autobiografici) di Giù la piazza non c’è nessuno, sia nell’edizione Einaudi del 1980 che in quella, licenziata come definitiva dall’autrice, pubblicata postuma nel 1997 da Mondadori; presenti inoltre anche due soggetti per film, un esemplare del racconto Scottature (nella copia del libretto pubblicato nel 1967) e testi che trattano uno degli argomenti che stava più a cuore all’autrice, cioè la sorte di Roma dopo il 1870, quando la città ha assunto l’inedita – e secondo Dolores Prato inadeguata – veste di capitale di uno Stato nazionale. Segue la Serie dedicata alla produzione giornalistica della scrittrice (PD g): i testi sono presenti in forma di dattiloscritto o di ritaglio di giornale, la testata che ricorre più di frequente è quella di “Paese Sera” (sono circa 25 gli articoli usciti sulle pagine del quotidiano romano), in gran parte si tratta di articoli sulla vita quotidiana e sulla storia della città di Roma, ma alcuni esulano dallo stile giornalistico e si avvicinano a prove narrative che trovano nell’autobiografia il terreno per testi più liberi e intimi, inserendosi nei tentativi di scrittura (anche stilisticamente brillante) del romanzo dell’infanzia (e di riappropriazione di tutto un mondo che aveva Treia come centro) che darà poi forma a Giù la piazza non c’è nessuno. La “raccolta di sogni” (Serie PD h) conserva la registrazione, condotta per molti anni (sistematicamente dal 1950 al 1982) da parte di Dolores Prato, dei suoi sogni: uno zibaldone onirico bizzarro ma costruito con la velleità per niente improvvisata di farne un’opera letteraria (si veda ora Sogni, a cura di Elena Frontaloni, prefazione di Gabriele Pedullà, Macerata, Quodlibet, 2010). Mentre la Serie “i” contiene 9 quaderni e 1 block notes: quelli numerati 1 e 2 sono relativi ad appunti di studio presi durante la frequenza dell’“Istituto superiore di Magistero femminile” di Roma, il n° 6 è una testimonianza del passaggio da Roma del fronte della seconda guerra mondiale, i nn. 3, 4, 5, 7, 9 e 10 rappresentano un amaro diario che registra alcuni momenti della lunga relazione affettiva intrecciata con Domenico Capocaccia. Infine il materiale preparatorio (Serie PD l) relativo a un progettato lavoro su Roma (si conserva anche un’avvertenza e un indice approssimativo che introducono il programma di lavoro): l’intenzione era realizzare una guida sui generis alla città eterna che avrebbe dovuto descrivere Roma attraverso la sua storia, dalle origini alla contemporaneità; altra documentazione sull’argomento è circoscritta (PD m) al periodo di Roma capitale d’Italia (si tratta di una vasta ma frammentaria articolazione di testi, pubblicati da Valentina Polci in ‘Voce fuori coro’ di Dolores Prato. Trascrizione e commento dei frammenti autografi su Roma capitale d’Italia, Macerata, Quodlibet, 2016) o dedicata ad aspetti particolari della città (PD n).

Strumenti di ricerca: la descrizione del Fondo è ricercabile tra gli inventari on line, allestito anche un elenco sintetico dei corrispondenti scaricabile dalla rete in formato pdf.