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Palazzo Strozzi

Pietra miliare del Rinascimento italiano, Palazzo Strozzi è tra i più belli e noti esempi architettonici del rinnovamento culturale e umano che investì Firenze e tutta l’Italia nel XV secolo.

Iniziato secondo precisi calcoli astrologici nel 1489 per ordine di Filippo Strozzi sull’area di alcuni appezzamenti di terreno acquistati a tale scopo, venne continuato dai discendenti della sua famiglia seguendo le precise disposizioni testamentarie del committente affinché l’opera non rimanesse incompiuta.

Mercante abile e astuto, ma intelligente e aperto, Filippo Strozzi, la cui fortuna era seconda solo a quella dei Medici, impegnò le ricchezze accumulate in anni di lavoro nella costruzione del palazzo che, come scrisse a un nipote, “a sé e a tutti i suoi in Italia e fuori desse nome”.

Progettato con molta probabilità dallo scultore e architetto Benedetto da Maiano, che tra l’altro ci ha lasciato nel 1475 uno splendido ritratto in marmo di Filippo Strozzi acutamente individuato nei tratti del volto e oggi conservato al Louvre, il grandioso palazzo presenta una regolare planimetria con divisione simmetrica e speculare di ogni piano in due parti uguali. Fu lo stesso Filippo a decidere tale soluzione in quanto, dopo la sua morte avvenuta nel 1491, l’edificio doveva servire come abitazione per i suoi due figli secondo l’idea moderna e umanistica, che vede la famiglia come primo nucleo unitario della società della quale fa parte.

Gli ingenti lavori, interrotti e ripresi nel corso degli anni, subirono un arresto definitivo nel 1538 allorché il figlio dello Strozzi, Filippo il Giovane, nemico di Cosimo I dei Medici, fatto prigioniero a Montemurlo, si tolse la vita in un gesto estremo. Nonostante le disposizioni testamentarie del ricco committente, la facciata sud e metà del cornicione non furono mai realizzati.

Riprendendo l’idea già attuata da Michelozzo per i Medici, l’architettura esterna del maestoso palazzo presenta un disegno regolare pressoché identico in tutti e tre i prospetti compiuti: la lunga serie delle bifore del secondo e del terzo piano, la scultorea potenza delle bozze e infine, l’alto fregio che sorregge lo splendido cornicione, sono tutti elementi che collegati fra loro in un ben dosato equilibrio di masse, di vuoti e di pieni, realizzano un incomparabile modello di stile.

Percorse da un bugnato in pietra uniforme, il cui spessore sfuma verso l’alto, le tre facciate costituiscono un blocco geometrico serrato e suggellato in alto dallo splendido cornicione classicheggiante in aggetto, realizzato nel 1502 su progetto di Simone del Pollaiolo che, detto il Cronaca, dopo la morte di Benedetto, avvenuta nel 1497, completò l’edificio con l’aggiunta del terzo piano.

Alla base del palazzo corre la cosiddetta “panca di via” interrotta dai portali ad arco a bugnato mentre, agli spigoli, sono inseriti arpioni da bandiera e lumiere in ferro battuto disegnate dallo stesso Benedetto da Maiano e forgiate, tra il 1491 e il 1498, dal Caparra. Tra tutte è da notare, per la bellezza della forma, l’arpia collocata all’angolo tra la piazza e il vicolo, vicino a un tabernacolo seicentesco con l’Annunciazíone. Da notare inoltre, inseriti tra le finestre, i bracciali in ferro battuto per le fiaccole e gli stendardi e, in basso, i caratteristici arpioni per legare i cavalli alcuni dei quali sono stati sostituiti da copie. Al Cronaca si deve anche l’ampio ed elegante cortile costruito nel 1503 che, pur derivando da quello di Palazzo Medici Riccardi con il piano terreno porticato, il primo piano chiuso da vetrate e il secondo piano aperto in un loggiato, ne muta l’impianto prospettico in rettangolare e acquista robustezza cinquecentesca nei massicci pilastri.